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Le regole del desiderio -III-Maurizio

by Galeazzo_45


Capitolo III. Maurizio 91, 92 ..93 Maurizio stava finendo i suoi addominali sul materassino steso nel garage adibito a palestra. Sentiva i muscoli dell’addome bruciargli allo spasimo mentre il sudore gli colava copioso dalla fronte; le grosse gocce gli scendevano sul petto fermandosi un momento sulla selva di peli neri che lo ricoprivano, prima di scivolare piû giû verso lo stomaco piatto e il ventre. Oggi era il giorno dispari, in cui non sarebbe andato con i suoi amici per la seduta serale in palestra; comunque non voleva perdere la splendida forma fisica che lo rendeva ancora molto attraente, anzi cosî attraente, che quando indossava la stretta divisa blu della polizia spesso uomini e donne si giravano per ammirarlo. Di solito la sua ora di palestra mattutina consisteva in 20 minuti di cyclette, 20 minuti di sollevamento pesi e 20 minuti di addominali. Era un uomo alto 1.80 , ben proporzionato, con spalle larghe, torace enorme e fianchi stretti; teneva i capelli cortissimi, quasi rasati a zero, e in compenso lasciava crescere due bei baffi neri che gli davano un’aria da macho e che si intonavano alla forte mascella quadrata. I suoi muscoli erano duri come l’ acciaio, con grossi bicipiti da cui emergevano in rilievo delle vene cosî grosse da avere il diametro di un dito. Maurizio amava fare gli esercizi nudo e benchê questo gli desse il piacere si assaporare in pieno la fisicità di quegli esercizi, gli creava sempre un problema, che si faceva impellente e sempre meno controllabile verso la fine dell’esercizio degli addominali. Il membro infatti, che partiva tranquillamente in posizione di riposo, man mano che veniva sballonziolato sul ventre e sullo stomaco, si irrigidiva sempre di piû, a causa del contatto della punta con i peli dello stomaco; a tal punto che verso la fine il grosso glande, non piû contenibile nel suo stretto fodero, fuoriusciva per circa un quarto, mostrando una limpida goccia di liquido prespermatico che fuoriusciva dal largo meato. “94,95,”grugniva, con le forti mani a coppa dietro il collo taurino, i bicipiti ormai lucidi di sudore che continuava a colare copioso dalla fronte e dalle ascelle. Maurizio non si era toccato da alcuni giorni, dal momento che ogni tanto voleva lasciare il cazzo a riposo e riempirsi bene i coglioni di sborra. A quel punto avrebbe trovato qualche ragazzino ciucciacazzi o qualche morbido culetto da sfondare e avrebbe provato un orgasmo talmente violento da portarlo alla luna e ritorno in un’estasi senza pari. “96,97,” grugniva, mentre il cazzo diventava sempre piû rigido, assumendo quelle dimensioni gigantesche che lo rendevano famoso fin dai tempi in cui frequentava la scuola di Polizia. “98,99”urlô con voce roca, mentre i grossi bicipiti si restringevano attorno al capo che si alzava nell’ultimo sforzo dal materassino. E 100, cazzo! Urlô esausto ed ansimante, lasciando cadere la testa sul materassino. Il suo cazzo era ora completamente eretto, la cappella ormai quasi libera per metà, il liquido preseminale che colava abbondantemente sul materassino formando una macchia scura come se uno vi avesso sputato. Sapeva che quello era il momento piû pericoloso, il momento in cui doveva trattenere la mano dallo scappellamento completo dell’enorme cazzo che svettava, venoso e scuro, da una selva di peli neri, formando un angolo di 45 gradi rispetto al ventre, e che con un rapido e deciso movimento delle forti dita l’avrebbe portato in fretta al piacere: ma non era questo che voleva. Tra l’altro oggi doveva andare a prendere Davide al collegio, su di una collina nell’altra valle, e doveva sbrigarsi se non voleva arrivare tardi in ufficio. Cercando di controllarsi saltô quindi sotto la doccia che aveva allestito in un angolo del garage, sperando che l’acqua bollente gli spegnesse gli ardori. Prima di fare uscire l’acqua, tuttavia, liberô completamente la grossa cappella, tirando la pelle dietro il solco, secondo il movimento che suo padre gli aveva insegnato tanti anni prima, in modo da liberarla dallo smegma che si era accumulato durante la notte precedente. Il forte, penetrante odore di maschio che ne esalô gli aumentô ancora di piû l’erezione. L’acqua calda lo colpî con il suo getto violento inondandogli i forti muscoli in rilievo, e con gli occhi chiusi e bagnati cercô il sapone liquido. Si versô alcuni spruzzi nelle mani e cominciô a spalmarseli lentamente sul petto. Presto i suoi capezzoli si indurirono fino a sporgere impertinenti sopra l’areola che sormontava i pettorali villosi. Lentamente, poi, ad occhi chiusi e appoggiandosi alla parete del piccolo bagno ricavato nel garage, mentre con la sinistra si insaponava prima lo stomaco, poi il ventre piatto e peloso, la destra scivolô inevitabilmente sul grosso membro, afferrandone la testa per spalmarvi il sapone. Ma potê farlo solo per pochi secondi, giacchê sentii subito la sborra agitarsi nel sacco delle palle sottostanti, pronta ad esplodere e dovette subito smettere l’azione; passô quindi ad insaponarsi i pesanti coglioni pelosi e anche qui la mano indugiô piû del necessario al delizioso contatto con la radice della sua virilità. Spostô poi la mano sotto le palle, fino a raggiungere la stretta spaccatura tra le natiche, dove una intricata selva di peli sudati nascondeva il buchetto palpitante. Lasciô scivolare per un po’ il dito attorno ai contorni dello stretto sfintere, per poi entrarvi con una leggera pressione: subito il cazzo sembrô accorgersene, perché aumentô la sua rigidità e mise a nuoversi in modo incontrollato. Ehi ragazzo, -disse rivolgendosi all’asta virile che si ergeva impertinente e non dava segni di cedimento-, cerca di star calmo, che stasera ti accontento. Per quella sera infatti l’appuntato Rodolfi gli aveva promesso un ragazzino di circa la stessa età di suo figlio, cioê appena maggiorenne, che a detta dello stesso era uno schianto: un po’ troppo obeso, per la sua età , ma con un culo morbido e inviante in cui il suo enorme cazzo sarebbe entrato senza molta difficoltà facendo guaire di dolore e di piacere il ragazzo come un porcellino scannato. Ma non voleva indulgere in questi voluttuosi pensieri, che altrimenti sarebbe venuto immediatamente; tra l’altro c’era il problema del figlio Davide, che ormai stava assumendo i connotati di un bel ragazzo e nei confronti del quale Maurizio si sentiva un po’ in colpa, per averlo affidato ad un collegio di Salesiani, dopo essere rimasto improvvisamente vedovo, dopo un incidente automobilistico. La cosa insolita che gli era successo dopo la vedovanza, era la grande passione che gli era sorta per il culo dei ragazzi, a tal punto che non aveva piû avuto rapporti con donne, ma solo con giovani maschi che il vizioso appuntato gli procurava, in cambio della possibilità di spiarne l’azione da una piccola fessura posta in corrispondenza del finestrino del garage. A Maurizio, che si era ritrovato anche piuttosto esibizionista, la faccenda di essere spiato non dava noia e, anzi, aveva trasformato volentieri il garage in una palestra-doccia-scannatoio. Mentre finiva di asciugarsi il pensiero gli correva al figlio e alla sua sessualità: cosa e chi gli piacerà, si chiedeva, e avrà la possibilità di masturbarsi liberamente come lui faceva anche tre volte al giorno alla sua età, con la complicità del padre che gli lasciava in mostra distrattamente dei giornali porno? Sentiva che avrebbe dovuto affrontare il problema con il figlio, anche per sapere qualcosa di piû sulla sua sessualità, ma non sapeva da che parte iniziare, ne che linguaggio usare. E poi, pensava, se gli piacessero i maschi, cosa gli direi? E un brivido gli percorse la schiena. Mentre era assorto in questi pensieri, finî di vestirsi, mettendosi prima un paio di slip, poi la camicia e i pantaloni blu di ordinanza. Aveva appositamente voluto una taglia piû piccola della sua, in modo che la camicia gli fasciasse aderentemente i vistosi muscoli del torace e che tenuta appena sbottonata sul collo lasciasse intravedere l’eccitante selva di peli che gli ricopriva l’ampio petto. Si diede un po’ di acqua di colonia sul torace e poi si infilô i pantaloni, anch’essi stretti attorno alle cosce muscolose e al sedere tondo e sodo; dovette aggiustarsi con cura il grosso pacco che sporgeva dall’inguine e che non lasciava dubbi sulle dimensioni di quello che nascondeva. Quindi, dopo una rapida scorsa allo specchio, che lo fece inorgoglire per il suo aspetto che lo faceva apparire piû come un eroe di Tom of Finland che come un capitano di polizia, si infilô gli stivali di ordinanza, il casco e una giacca di pelle e uscî dal garage, dove l’aspettava la gigantesca Yamaha che in pochi minuti l’avrebbe portato al collegio di Davide. (continua)

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